L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

L’equivoco di Villa Beatrice d’Este

Questo viaggio ci porta in Veneto, in provincia di Padova, presso i famosi Colli Euganei laddove sorge la preziosa e solitaria dimora. Verrà spontaneo pensare che si tratta dell’ennesima villa veneta, palcoscenico d’antichi fasti e lagunari decadenze, ma, questa volta, il luogo comune ci fa sbagliar strada di un bel po’!

NON UNA VILLA MA UN MONASTERO

Arroccata sul monte Gemola nel cuore dei Colli Euganei, questa struttura era in origine un romitorio risalente al profondo Medioevo e già da tempo abbandonato, quando, nel 1221, Beatrice I d’Este lo scelse per fondare una comunità femminile di clausura. Il monastero, dedicato a San Giovanni Battista, sopravvisse per altri tre secoli e mezzo per poi essere definitivamente abbandonato nel 1576. Nel 1630 quel che rimaneva dell’edificio fu utilizzato come lazzaretto per gli appestati. Finalmente, nel 1657, un mercante d’oro, tale Francesco Ruberti, veneziano, acquistò l’intera area e trasformò i resti del monastero in villa di campagna. Tra Otto e Novecento, sull’antica area cimiteriale, vennero edificate delle barchesse, funzionali alle attività agricole. Nonostante questa tormentata storia e grazie ai lavori di restauro operati dalla Provincia di Padova tra gli anni Settanta e Ottanta, la struttura conserva ancora oggi l’aspetto del complesso monastico quasi inalterato.

BEATRICE, UNA VITA BREVE E INTENSA

Accostare il nome di un grande casato dell’Italia rinascimentale a quello di villa, genera un grande equivoco in cui facilmente si cade non conoscendo la storia di questo luogo e della protagonista. Infatti Beatrice I d’Este (1192-1226), figlia del marchese Azzo VI e Sofia (figlia del conte Umberto III di Savoia) fu una donna fuori dall’ordinario. Cresciuta agiatamente nelle sontuose fortezze di famiglia, conduce una giovinezza fatta di svaghi e privilegi insieme alla sua corte itinerante di vassalli, gastaldi, servitù armata, presso Este, Calaone, Montagnana, Badia Polesine e Rovigo: luoghi dove i menestrelli di tutta Europa s’affollavano per cantare le bellezze delle nobili donne estensi. Questa vita fiabesca però, finisce in fretta nel bellicoso mondo medievale diviso fra guelfi e ghibellini con la prematura morte del padre. Poco dopo, l’esercito di Padovani, Vicentini e Bassanesi, guidato dal giovane Ezzellino II da Romano spazza via le ultime difese degli estensi e costringe a una resa umiliante la città (1213). Nel 1215, suo fratello Aldobrandino, succeduto al padre, muore probabilmente avvelenato. Benvenuta nella realtà dolce Beatrice! All’incirca nel 1220 la donna decide che quel mondo fatto di sangue e violenza, di tradimenti e umiliazioni non fa per lei e si ritira presso il monastero benedettino di Santa Margherita sul monte Salarola, contro la volontà dell’altro fratello Azzo VII diventato a sua volta il nuovo marchese d’Este. Ma non c’è niente da fare! Beatrice non ne vuol sapere di tornare a corte e nel 1221 convince il vescovo di Padova a farsi dare l’abbandonato monastero di San Giovanni Battista sul monte Gemola dove fonda una comunità femminile che aderisce alla Regola benedettina. Presto si uniscono a lei anche altre donne provenienti da mezza Italia, spesso ricche e famose, come Giuliana dei conti di Collalto e Maria Enselmini. Beatrice è inflessibile, rifiuta il titolo di Badessa (che le spetterebbe di diritto) e si dedica a una vita di penitenza, di digiuno povertà e preghiera. Ne aveva viste troppe alla sua giovane età. Muore a soli 34 anni, il 10 maggio 1226, proprio in quel luogo che oggi viene ricordato come villa Beatrice d’Este.

Foto di Stefano Grassi, montaggio video di Ferruccio Compagnucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *