L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

Guarda! L’orrore è intorno a te! Impara a riconoscerlo.

Nella vita ti capitano cose terribili. Ti muore un giovane figlio, si ammala di una malattia terribile tua moglie o tuo marito, tu ti ammali d’un male lento e degradante… È allora che ti domandi “perché proprio a me?” e ti guardi intorno e trovi volti di gente “fortunata”, serena, a cui va tutto bene. Questo pensi. E provi rabbia, una rabbia devastante verso i più fortunati, verso quelli che se ne fregano, quelli che vivono bene. Vai a lavoro, se ne hai ancora uno, e senti i colleghi parlare del più e del meno, di dove hanno trascorso il fine settimana, di cosa si sono appena comprati… o, peggio, li senti discutere e accapigliarsi per cose che ormai tu ritieni del tutto irrilevanti…. Vengono addirittura a sfogarsi con te di problemi che per te sono ormai ridicoli. Di problemi che vorresti ancora avere! Mentre adesso, per te, ogni secondo, ogni minuto è una lotta all’ultimo sangue, sapendo che non puoi permetterti di cedere, ma con il cuore gonfio di ragioni per farla finita. Ma se sarai capace di resistere ancora un altro po’… se a un certo punto sarai in grado di gettare lo sguardo oltre quel muro scuro di dolore… potresti accorgerti di aver acquisito una capacità nuova: saprai riconoscere quello stesso dolore negli occhi di altre persone… sarai in grado di avvicinarle e di parlare con loro col giusto tatto che ti aspettavi da quelli che ti hanno deluso. Forse potrà esserti di conforto, prenderle per mano e contemplare insieme l’orrore che le ha colpite e che ti ha colpito. L’orrore è uno solo e giganteggia intorno a noi. Ma tu non sei l’unico a vederlo, a provarlo, a farti avvelenare lo stesso sangue che ti scorre nelle vene… ci sono altri, molti altri e solo il fatto di riconoscersi sprigiona un’energia luminosa che squarcia facilmente quel sudario nero e maleodorante. Se vivere ha un senso, non può che essere lì! Nel riconoscersi, nel sentire insieme, nel consolarci, nell’accettare di convivere con quella vista. Potresti imparare a vivere con l’essenziale e a dare il giusto valore al tempo. Potresti perfino ritrovare quel te stesso che era sepolto sotto tonnellate di false identità che ti hanno riversato addosso fin dalla più tenera età. Fin dalla dolce tenebra del ventre di tua madre! 

E allora cosa dire degli altri? Cosa dire di quelli che si ostinano a fingere? Cosa dire di coloro che si voltano dall’altra parte, perché incapaci di reggere alla vista dell’orrore?! Cosa dire dei codardi, degli egoisti che proseguono incuranti e spietati fra coloro che invece sono caduti e tendono le braccia in cerca d’aiuto?! Cosa dire degli esperti di distrazione, alienati a se stessi, che deambulano sbavando dietro un vuoto stendardo?! Quei morti viventi rigonfi di bevande gassate, con la collanina di fiori finti penzolante, sporchi del sangue delle loro vittime, che avanzano ad orde, fameliche bestioline ridotte alle necessità artificiali… cosa dire di loro? Cosa dire di noi?

Apri gli occhi!

Nicola Pandolfi

foto di Sabina Valenti

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