L’altro giorno, il 21 marzo, domenica, mi sono svegliata presto come sempre. Ho iniziato la routine mattiniera, deambulante come una sonnambula per il piccolo appartamento all’ultimo piano di un anonimo condominio degli anni sessanta. Un’altra giornata da ombra, da invisibile mi aspettava. Spalancate le finestre mi sono resa conto dell’innaturale silenzio delle strade. Normale, poi mi son detta, siamo sotto internamento da COVID. Nonostante il freddo, per niente primaverile, mi sono affacciata sul piccolo balcone della cucina mentre aspettavo il borbottio del caffè. Dagli altri palazzi nessun segno di vita. Balconi deserti, tapparelle abbassate. Stavo per rientrare quando ho sentito un suono curioso. Uccelli, certo ma non era quello di un merlo, di una gazza o di un fringuello… poi ancora l’inconfondibile gracchiare di una cornacchia. E di nuovo quest’altro suono, anche questo gracchiante ma d’una tonalità diversa, più acuta e gorgogliante. Scandaglio con lo sguardo il grande rettangolo di parcheggi e cortili racchiuso fra i palazzi e poi mi accorgo di movimenti rapidi e frullare d’ali provenire da uno dei pochi e scheletrici alberi di un cortile e li vedo: una cornacchia e due altri uccelli che non riesco a identificare. C’è una certa distanza dal mio punto di osservazione, allora corro a prendere la mia macchina fotografica con lo zoom e finalmente capisco. L’albero presenta delle bacche invitanti ed è in corso una zuffa fra la cornacchia e due ghiandaie. Le ghiandaie sono animali molto difficili da vedere, sono schive e sfuggono agli osservatori, insomma non ti aspetti di vederle in piena città! L’ho preso come un personale saluto di benvenuto della primavera! Sono stata ad osservare la zuffa, la grande cornacchia era circondata dalla coppia di ghiandaie e tenuta a bada a turno da una delle due mentre l’altra mangiava. Quando si son sentite sazie se ne sono andate in barba alla cornacchia. La ghiandaia azzurra (tipica del continente americano) è un animale totemico e simboleggia l’unione fra la terra e il cielo, tra la vita terrena e quella spirituale, i due volti della dea: vita e morte. Come la ghiandaia europea, rappresenta molte qualità positive: astuzia, intelligenza, loquacità, perseveranza, coraggio, fedeltà (è un animale monogamo), vitalità, energia e via dicendo. In Europa viene associata soprattutto alla saggezza. La ghiandaia è previdente e raccoglie le ghiande in grande quantità nascondendole poi in molti luoghi diversi, dentro le cortecce degli alberi, fra gli arbusti del sottobosco e in svariati anfratti. Durante l’inverno non le mancherà il cibo! La ghiandaia quindi nei miti e nelle favole è simile a una fata del bosco, conoscitrice delle erbe medicinali, saggia consigliera, capace di comunicare in tutte le lingue anche quelle non umane. Ed è anche un’agile e armoniosa danzatrice… mentre la cornacchia scivolava goffamente da un ramo all’altro, la mia coppia di ghiandaie si muoveva leggiadra e leggera emettendo quel peculiare verso… Una cosa curiosa delle ghiandaie è che quando s’imbattono in una di loro morta, iniziano un vero e proprio rito funebre, girando in circolo intorno al cadavere ed emettono le tipiche vocalizzazioni di richiamo per gli altri. La scena ha dell’incredibile. Le ghiandaie danzano e cantano in coro intorno al loro compagno defunto!
Sabina Valenti