“Government is not a solution to our problem government is the problem”
Ronald Reagan.
“There is no such thing as society. There are individual men and women, and there are families“
Margaret Thatcher.
“Hay que cuidar a los ricos para que den más”.
Augusto Pinochet.
L’ideologia neoliberista come uno zombi mai sazio sta divorando i nostri cervelli. Preferiamo restare con gli occhi chiusi mentre il mercato accresce i suoi profitti (per pochi) speculando sui problemi che gli stati non riescono più a risolvere (per la stragrande maggioranza dell’umanità). Le analisi economiche e sociali di Piketty e della Klein possono aiutarci a capire e a intravvedere una possibile via di uscita. Perché la rivoluzione è già iniziata!
- Naomi Klein, No logo. Economia globale e nuova contestazione, Baldini & Castoldi, Milano 2001.
- Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano 2014.
- Naomi Klein, Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile, Rizzoli, Milano 2015.
- Thomas Piketty, Capitale e ideologia, La nave di Teseo, Milano 2020.
L’economia di mercato si è rivelata un sistema efficace per l’umanità per uscire da una condizione di stenti infiniti durata dalla preistoria agli inizi dell’età contemporanea. Siamo arrivati in un mondo dove acqua, cibo, sanità, istruzione, si sono diffusi come mai prima…. a costo di lotte, rivoluzioni, ingiustizie, guerre, ma in qualche modo ci siamo arrivati. Quel “in qualche modo” ovviamente per un ideologo del neoliberismo che non può non sostenere le umane sorti e progressive, sarà solo un’inezia! Ci urlerà: NON POTRA’ CHE ANDARE MEGLIO!!! L’ideologia del neoliberismo iniziò a svilupparsi già all’indomani della crisi del 1929 e continuò la sua inarrestabile marcia scandita da sacri dogmi come la deregolamentazione (deregulation), il conservatorismo fiscale (meno tasse ai più ricchi), le privatizzazioni del patrimonio statale e i tagli alla spesa sociale, fino a determinare le politiche “sperimentali” del governo di Augusto Pinochet (11 settembre 1973 -11 marzo 1990) e poi quelle che hanno influenzato l’economia globale a partire dagli anni Ottanta: il governo Thatcher e l’amministrazione Reagan. Questa marcia trionfale è però arrivata a un bivio, perché le contraddizioni intrinseche a questa ideologia sono uscite dai salotti intellettuali o dalle università per diventare concrete ed evidenti anche alla massa dei pacifici consumatori “occidentali”: non si può più andare avanti in questo modo, altrimenti ci aspettano indicibili sofferenze. Il cambiamento climatico non è un’opinione radical chic, ma un fatto. Le disuguaglianze sociali, non riguardano più solo i paesi in via di sviluppo, ma anche i benestanti paesi occidentali. La cosiddetta classe media occidentale si è accorta, (e in particolare le ultime generazioni, nonostante lo stordimento di musica e serie tv), che sta affogando davvero! Le minoranze che si sentono discriminate all’interno delle nostre società si stanno rendendo conto, finalmente, che il nemico contro cui combattere insieme, è lo stesso!
L’accumulazione di capitale da parte di una percentuale minima di super ricchi, accompagnata da un drammatico calo della redistribuzione dei redditi sono arrivati a un punto critico. Dopo il periodo delle guerre mondiali, un periodo di forte crescita economica durante il quale si è sviluppata una classe media sempre più numerosa, a partire dalla fine degli anni Settanta la disuguaglianza ha ricominciato a crescere fino a riportarci in una situazione sempre più simile a quella della società della Belle Époque: un 50% di popolazione che non possiede quasi nulla; un 40% di classe media che detiene un certo livello patrimoniale; un 9% di ricchi che possiedono molto; l’1% di ricchissimi che hanno patrimoni che superano il PIL di interi stati. Una situazione simile, ma non uguale perché la classe media agli inizi del Novecento praticamente non esisteva. Ed è grazie alla sua esistenza che forse possiamo trovare un modo per invertire la tendenza negativa. La proposta è quella di imporre (come minimo a livello europeo, per iniziare) una tassa progressiva sulla ricchezza allo scopo di raccogliere i fondi per raddrizzare le storture di questo sistema iniquo. Solo con l’intervento pubblico sarà possibile regolare la redistribuzione del capitale riducendo la disparità e le disuguaglianze. Alla fine lo sforzo per i ricchi non sarebbe enorme (i proprietari fino a un milione di dollari non pagherebbero niente, gli altri oscillerebbero fra l’1 e il 2%): ma i ricchi accetterebbero? Perché i ricchi sono anche potenti. Più sono ricchi più hanno il potere di rovinare la vita di milioni e miliardi di persone. Più sono ricchi più inquinano. Più sono ricchi più sono immersi nell’ideologia neoliberista, che esclude il benessere generale (in odore di socialismo) e santifica l’individualismo, l’egoismo e la totale mancanza di empatia.
L’obiettivo dei vari A.D. è il portafoglio degli azionisti, è la crescita del profitto, l’infinito aumento del PIL. Punto. Quando il fine è il profitto, allora nessuno è al sicuro. L’economia neoliberista è incompatibile con i diritti umani prodotti dalle rivoluzioni liberali. Non c’è diritto alla salute, diritto all’istruzione, diritto alla felicità che possa essere realizzato in un’economia di mercato portata al suo estremo secondo la dottrina neoliberista, che sta trascinando il mondo sulla soglia della distruzione. L’economia neoliberista è incompatibile con uno stato di diritto. Lo stato dovrebbe essere garante dei diritti dei cittadini, dovrebbe lavorare per risolvere i problemi dei cittadini, ma tutto questo è impossibile, non è realizzabile in un mondo in cui le leve del potere sono in mano a organismi extra-statali: e la dimostrazione è nelle cronache di ogni santo giorno: il declino morale e politico delle società, il declino ambientale ecc.. Un gruppo di super ricchi governa il mondo ed è al di sopra di qualsiasi regola, anche solo di buon senso. L’economia neoliberista, la sua potente ideologia, è stata capace di adattarsi ad ogni tipo di stato. Nel mondo delle cosiddette democrazie occidentali questa ideologia trova la sua realizzazione più forte (ma non ancora totale) negli U.S.A, mentre in Europa ha dovuto spesso fare i conti con una radicata idea socialista. Nel resto del mondo si è adattata benissimo agli stati dittatoriali come quello cinese (per di più comunista!). L’impressione è che gli stati (di qualsiasi natura!) si siano trasformati in gabbie per i polli. I polli siamo tutti noi: sono i cittadini benestanti, veri e propri capponi; sono i cittadini della classe media; sono la massa dei poveri. I polli non sono tutti nella stessa condizione materiale: ci sono quelli che pensano di essere privilegiati (comunque finiranno scannati) e quelli che vivono di stenti, che lottano per la sopravvivenza.. Siamo dentro una sorta di neo-feudalesimo (i simboli dei vari Logo non sono forse identici a quelli delle potenti famiglie medievali?!) anche se il feudo si è dematerializzato. Viviamo schiacciati da un gruppo di persone che legalmente ci deruba del frutto del nostro lavoro attraverso la finanza e un altro gruppo di persone che prospera sulle nostre fragilità, organizzate in associazioni criminali come le mafie globali. Gli uni si preoccupano dei soldi virtuali (la finanza); gli altri di quelli reali (traffico: di armi, di droga, di rifiuti). Tutti e due questi gruppi spolpano la nostra umanità. Ricchi, potenti, poveri e indifesi, ogni essere umano è vittima di questo sistema. Di questa droga legale che si chiama denaro. Il denaro che da un’invenzione utile per l’umanità si è trasformata in una condanna all’estinzione.
C’è una via d’uscita? Certo che c’è. Ormai abbiamo le conoscenze, le tecnologie e la prospettiva che ci permetterebbero di fare il passo decisivo verso la giusta direzione. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare, dobbiamo metterci in discussione, rifondare una ideologia positiva. Forse l’idea di stato è una idea superata? Forse sarebbe il caso di parlare di comunità? Forse bisognerebbe mettere fuorilegge le odiose pratiche della finanza? Ci sono tante cose che si potrebbero fare! Ma prima bisogna che sempre più persone aprano gli occhi. C’è un mondo di possibilità là… fuori dalla cortina di smog dell’ideologia neoliberista!
Proprio adesso, in tutto il mondo milioni di persone protestano dal basso. Protestano per difendere i propri diritti. In tutto il mondo in ogni tipo di paese, come mai in passato, le proteste si diffondono e l’insofferenza per le ingiustizie porta milioni di persone a scendere in strada e, spesso, a sacrificare la propria vita. Che sia una protesta contro le trivellazioni, contro il razzismo, contro un governo corrotto, contro il velo, contro ogni sorta di discriminazione, milioni di persone, sia nei paesi ricchi che in quelli più poveri, sono scese per strada a protestare.
La rivoluzione è inevitabile e non potrà non passare che dall’abbattimento dell’ideologia neoliberista e dell’attuale sistema capitalistico, perché “in quel caldo e tempestoso futuro che abbiamo ormai reso inevitabile con le nostre passate emissioni, una fede incrollabile nell’uguaglianza dei diritti di ogni persona e la capacità di provare una profonda compassione saranno infatti le uniche cose che separeranno la civiltà dalla barbarie”.
Nicola Pandolfi