L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

Annientare

Romanzo di Michel Houellebecq, Nave di Teseo, Milano gennaio 2022.

Attuale. Ambientato in un futuro prossimo e possibile. Continua la danza del mondo occidentale sul bordo dell’abisso orchestrata da Houellebecq, ancora un giro, magari l’ultimo. Una delle cose che rimangono, avendo letto il romanzo, è un immagine di crepuscolo sopra un paesaggio di boschi e vigne, contemplato da vetusti e decadenti, ma anche riappacificati, rimasugli di Europei. Esatto. Non è “Il tramonto dell’Occidente” che interessa al Nostro, ma il tramonto dell’Europa e dei suoi canoni forgiati dalla diabolica (de Maistre) Rivoluzione Francese. Attuale scrivevo. Lo scrittore infatti, ci fa viaggiare nella storia e nella cultura della Francia, ma i fatti che racconta sono dannatamente vicini. L’Autore decide di pubblicare il libro a pochi giorni dalle elezioni presidenziali francesi e la trama riguarda proprio una campagna elettorale per le presidenziali in una Francia del futuro. E poi non mancano gli intrighi internazionali, storie di spie e attentati, insomma: attuale. Ma tutto questo, mentre lo si legge, perde spessore, diventa diafano mentre a poco a poco sprofondiamo nella visione del mondo del protagonista. Un maschio bianco francese cinquantenne appartenente alla élite del paese, che assiste suo malgrado al disfacimento del sistema politico e culturale del suo paese: “Il concetto sarebbe quello di passare a un vero regime presidenziale: abolire la carica di primo ministro, ridurre il numero dei parlamentari e organizzare elezioni di metà mandato, come negli Stati Uniti […] E’ una specie di postdemocrazia, se vuoi, ma adesso fanno tutti così, è l’unica cosa che funzioni ormai, la democrazia è morta come sistema, è troppo lenta, troppo pesante.”; “Il compito dei presidenti della Repubblica, dei primi ministri o dei re, insomma, di chi deteneva la carica suprema, era, come lo era sempre stato, quello di difendere al meglio gli interessi del paese, […] un po’ come un dirigente d’azienda […] e non presupponeva affatto la scelta di un’ideologia, né di un particolare orientamento politico”. Il vero protagonista, e il titolo ce lo ricorda, è il disfacimento: “… l’obiettivo dei terroristi era quello di annientare il mondo come lui lo conosceva, di annientare il mondo moderno, non poteva dargli certo torto”. Un disfacimento che riguarda il macrocosmo ma che poi si fa strada fino alle più intime molecole d’un corpo umano. E’ un romanzo attuale che critica la società francese, perché si è lasciata disumanizzare: “[…] altri uomini erano apparsi, in numero crescente; erano ridanciani e viscidi, non avevano nemmeno la relativa innocenza della scimmia, erano guidati dalla missione infernale di rosicchiare e corrodere ogni legame, di annientare ogni cosa necessaria e umana.” Una società mutata antropologicamente ma che si sente sola: tutti, sia gli elementi produttivi, sia gli scarti che vengono tumulati nelle RSA. E’ un romanzo sulla solitudine ma è anche un romanzo sull’amore di coppia che può rendere più tollerabile “la tentazione di esistere” per citare uno dei pensatori vicini all’Autore, Cioran: “la famiglia e la vita coniugale, questi sono i due poli residui attorno ai quali si organizzava l’esistenza degli ultimi occidentali, in quella metà del ventunesimo secolo”. Questo romanzo, infatti, più che un testamento di un mondo che non c’è più, spazzato via negli ultimi trent’anni dall’ideologia neoliberista, dal Demonio (altra presenza sotterranea che pervade tutto il romanzo) suona più come un “Ultimatum all’esistenza”: “[…] il cristianesimo, questa tendenza a rassegnarsi al mondo presente, per quanto insopportabile sia, nell’attesa di un salvatore e di un avvenire ipotetico; il peccato originale del cristianesimo, per come la vedo io, è la speranza.” Non ci resta che contemplare la Natura insomma, tenendoci stretti chi ci ama e, in un silenzio denso e profondo, osservare il tizzone rosso che si spegne all’orizzonte, lasciando luogo alla notte e al suo oblio. Altro che coltivare il proprio orticello! Anche perché le cose più importanti s’apprendono quando ormai è già tardi: “Avremmo avuto bisogno di meravigliose menzogne”.

Tramonto lagunare

Sabina Valenti (articolo e foto)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *