L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

Piramidi in Sicilia

Le Piramidi dell’Etna, le Turrette sono monumenti funebri, templi per il culto religioso degli antichi Sicani e Siculi o manufatti contadini?

L’idea di andare in Sicilia e in particolare a Catania per vedere con i miei occhi le misteriose piramidi etnee mi venne dopo aver letto alcuni articoli in cui l’esploratrice ed egittologa Antoine Gigal dichiarava che quelle strutture erano molto più antiche di quanto si pensasse e appartenevano ad una remota civiltà mediterranea. La cosa che mi colpì particolarmente fu che queste strutture non vengono minimamente considerate un patrimonio da preservare ma anzi, non è possibile visitarle, non esistono percorsi turistici e, spesso, sono state distrutte dagli speculatori dell’edilizia per far posto a parcheggi, condomini, supermercati e buonanotte al secchio! Fortuna volle che la mia amica Agata che si trovava presso Catania, mi invitò a passare qualche giorno da quelle parti e, inutile dirlo, coinvolsi lei e i suoi amici nella mia ricerca delle piramidi perdute! Era l’agosto del 2020.

In effetti la confusione intorno alle origini di queste costruzioni è dovuta al fatto che questi edifici insistono su terreni privati e quindi raramente è stato possibile portare avanti uno studio in loco approfondito. Detto questo alcuni studiosi, locali e internazionali, hanno provato nel tempo ad indagare l’origine di queste antiche costruzioni. Di seguito, insieme a materiale fotografico e video che ho realizzato di persona, riporto alcuni estratti delle ipotesi che ho ritenuto più interessanti.

Riprese e foto di Stefano Grassi, montaggio a cura di Sabina Valenti (agosto 2020)

Dalla mia modestissima e amatoriale indagine emerge quanto segue:

  • Hanno tutti ragione

Le varie tipologie di piramidi in provincia di Catania si trovano principalmente sulle pendici meridionali e orientali del vulcano, ad una altitudine che varia tra i 300 e i 650 metri. In particolare nei comuni di: Aci S.Antonio, Viagrande, Tremestieri, Trecastagni, Pedara, Nicolisi, Mascalucia e Belpasso. In realtà però le piramidi circondano tutto l’Etna, perché ce ne sono anche nei comuni di Bronte, di Linguaglossa e di Randazzo. Queste costruzioni sono di varie tipologie e di varie epoche: accanto alle “turrette” di sicura origine contadina e sorte per mere esigenze pratiche (accumulare le pietre tolte dai terreni, creare punti di osservazione o ripari ecc.) non più antiche (secondo la datazione delle lave) di tre o quattro secoli, ce ne sono altre che per la composizione simile ad altri manufatti megalitici sparsi per tutto il Mediterraneo, per la complessità architettonica e per lo stesso orientamento, compatibile con alcuni moduli astronomici, non possono che essere frutto di un’antica civiltà che le utilizzava a scopo cultuale. Se la verità sta nel mezzo, le ipotesi avanzate sulla loro origine sono tutte valide. Ma vanno approfondite.

  • C’è bisogno di indagini archeologiche serie ed approfondite

È incredibile che ancora oggi (2022) la presenza di questi manufatti sia letteralmente sconosciuta non solo in Italia o nel mondo, ma addirittura presso le popolazioni locali. Popolazioni che al massimo ritengono queste costruzioni niente più che cumuli di pietre raccolte dai contadini e di interesse, al massimo, folcloristico. Ci sarebbe bisogno di una seria e approfondita campagna di scavi archeologici, di una mappatura precisa, di un centro studi, insomma di tutto ciò che, testimonianze archeologiche come queste, meriterebbero. 

Piramidi in sicilia
Piramide poco prima del suo smantellamento per la costruzione di un parcheggio
  • È necessario, prima che sia troppo tardi, valorizzare i siti che restano

Prima che sia troppo tardi (anche se in molti casi è già tardi) perché, i Comuni interessati, la Provincia di Catania, la Regione Sicilia (e via salendo fino al Ministero competente) fanno poco o niente per valorizzare questi luoghi? Con grande difficoltà, all’ufficio turistico di Bronte, sono venuto a sapere che, forse, in un tal luogo del comune c’erano delle “turrette”… quando finalmente individuai il sito (una proprietà privata neanche a dirlo) mi sono ritrovato in mezzo ad una vera e propria valle dei templi (cfr. Video). A volte, su “Google Maps” qualche turista straniero segnala una di queste piramidi come “ziggurat” per l’evidente somiglianza che alcuni di questi edifici hanno con le più famose piramidi a gradoni mediorientali. Stiamo parlando, in alcuni casi, di edifici con base rettangolare di 39,5 mt X 31,5 mt. con l’asse di 290°orientato NW, formati da 5 o 6 gradoni di 1 metro, 1 metro e mezzo, con un piccolo altare sulla cima raggiungibile attraverso elaborate rampe, per un’altezza complessiva di circa 13 metri (cfr. Torretta du Baruneddu)! Non sarebbero, questi siti, una formidabile attrazione turistica? Non darebbero opportunità di lavoro? Sorvolando, volutamente, sugli aspetti storici, archeologici, antropologici e identitari, rivolgendomi a chi ha l’udito che va in risonanza esclusivamente con il tintinnio degli zecchini d’oro, questi siti non sarebbero un’altra fonte di lavoro e ricchezza, in una regione dove la disoccupazione giovanile viaggia oltre il 50%!?

piramidi in Sicilia
Torretta du Baruneddu
  • Alcune citazioni catturate dal web (altre informazioni sono state tratte dalla rivista Agorà n°53/2015 -Trimestri E.: in ricordo della “Torretta du Baruneddu”- di Domenico Messina.)

Antoine Gigal è una scrittrice, ricercatrice ed esploratrice francese, ha fondato la Giza for Humanity Organization (GH) e anche la International Women Explorer NGO (IWE). Negli ultimi 20 anni ha vissuto principalmente in Egitto e ha esplorato tutte le aree archeologiche più remote, soprattutto quelle non ancora aperte al pubblico. Con l’occhio di uno scrupoloso ricercatore Antoine ci offre un accesso senza precedenti a nuove e di prima mano informazioni sulla comprensione dell’antichissimo Egitto e delle antiche civiltà.

L’archeologa ed egittologa francese, ha studiato con il suo team di scienziati le piramide etnee: «Sapevo dell’esistenza di una decina di piramidi da alcuni fotografi italiani, ma durante la nostra missione esplorativa ne abbiamo trovate circa una quarantina – spiega l’archeologa francese – tutte le piramidi, nonostante le diverse forme, avevano un sistema di rampe o scale d’accesso alla cima con vista privilegiata sulla sommità dell’Etna, un fattore che potrebbe fare pensare a un culto di adorazione del vulcano». «Molte piramidi si trovano in terreni privati ed è praticamente impossibile accedervi – continua l’archeologa – alcune sono in ottimo stato, altre distrutte, altre ancora sono state inglobate da abitazioni private. Bisogna fare qualcosa per proteggere questo patrimonio».

https://www.balarm.it/news/magazine/le-misteriose-piramidi-dell-etna-un-rompicapo-antico-3500-anni-18418

«Sapevo che in Sicilia erano state documentate una decina di piramidi, la cosa mi aveva incuriosita, perciò decisi di andarle personalmente a vedere » «Abbiamo scalato colline, attraversato terreni d’ulivi, fotografato, misurato. E con nostra grande sorpresa, siamo riusciti ad individuare circa quaranta piramidi. Molte più di quelle che contavamo di trovare. Un aspetto sorprendente è la somiglianza con i Sesi di Pantelleria o ai Nuraghi sardi. Ma non si tratta di monumenti funerari. Purtroppo alcune di queste piramidi sono danneggiate e non è facile identificarle, studiarle». In alto, sul versante Nord dell’Etna, a 887 metri d’altitudine, dietro i muri d’una proprietà privata, Gigal, ne ha trovata una, a gradoni, alta circa 35 metri. «Gli ultimi piani sono ceduti — spiega — la base è larga 23 metri, con scale molto ripide, che salgono sino in cima». Tra Linguaglossa e Randazzo ve ne sono altre, una in un vigneto: «È perfettamente rettangolare, a gradoni, e con una scaletta che volge il fianco verso il vulcano». Tra Passopisciaro e Francavilla di Sicilia se ne trova un’altra piuttosto grande di forma oblunga, dai gradini ripidi e diritti, che salgono sino alla sommità dove è stata posta una sorta di piattaforma. «La rampa d’accesso disegna all’interno della piramide un sentiero sinuoso — continua Gigal — Inoltre sono visibili come delle merlature, con doccioni che permettono lo scolo delle acque». Ma qual è il popolo che può aver costruito piramidi in Sicilia? L’egittologa francese restringe il campo d’indamegine attorno a due ipotesi. Una è che siano stati i Sicani: «Molto si deve ancora scoprire su di loro, certamente hanno occupato tutta la Sicilia e tracce della loro cultura si fanno risalire al III millennio avanti Cristo». L’altra ipotesi, non priva di fascino è quella secondo cui a edificare le piramidi siano stati gli Shekelesh, una delle tribù che componeva il variegato gruppo noto come i “Popoli del Mare”. «Secondo la studiosa Nancy K. Sandars, originari della Sicilia sud orientale, gli Shekelesh sono un popolo che combattè contro l’Egitto, sotto i regni dei faraoni Merneptah e Ramses III. Gli archeologi hanno ritrovato villaggi Shekelesh a Tel Zeror, in Israele, e la loro identificazione con i Siculi, la si suppone dalla scoperta in Sicilia di anfore identiche a quelle trovate presso Jaffa, ad Azor. Questo popolo esperto nella navigazione, ha solcato tutto il Mediterraneo spingendosi anche oltre, ciò forse spiegherebbe perché si trovino le stesse piramidi in Sicilia, Tenerife e nell’isola di Mauritius». «Se osserviamo una cartina è interessante notare come le piramidi formino un cerchio che avvolge il vulcano. Che si tratti di un antico culto dedicato ad esso?» È ciò che sta valutando Gigal. «Abbiamo pure notato che molte piramidi sono vicine a importanti siti megalitici»

https://www.thebongiovannifamily.it/segnicelesti/segni-celesti/5191-il-cerchio-magico-intorno-alletna-che-fa-scervellare-gli-archeologi-delle-piramidi-.html

Quando Thor Heyerdahl, il famoso viaggiatore norvegese, nel 2000 si recò a Pietraperzia, in provincia di Enna, pochi sapevano che nel bel mezzo della Sicilia sorgesse una piramide in cui venivano praticati, con tutta probabilità, riti in onore del dio Sole. Thor la osservò a lungo, ne fece il periplo e infine salì per una delle quattro scalinate – una per ogni lato – fino in cima dove si trova una sorta di altare scavato nella roccia. Si accorse subito di trovarsi al centro di alcuni insediamenti megalitici e che la piramide sulla quale si trovava gli ricordava le ziggurath mesopotamiche.

https://gazzettadelsud.it/blog/la-linea-dombra/2016/06/01/il-mistero-delle-piramidi-sull-etna-8469ffb6-bd56-400e-b343-be293f236083/

La Piramide Sicana, alta circa 12 metri, si trova sull’altopiano di Cirummeddi (Cerumbelle), a Pietraperzia, in provincia di Enna. Probabilmente fu costruita per adorare il dio sole. Ha una struttura a gradoni lunga 55 metri e larga 30. Tramite i gradoni si accede alle terrazze, collegate tra loro da rampe a piani inclinati. Piramide Sicana di Pietraperzia (EN) in Sicilia Si pensa che la Piramide risalga al periodo Neolitico, anche se fu modificata nel Medioevo e i suoi quattro lati sono orientati verso i punti cardinali. Fu costruita sulla base di due idee progettuali fortemente simboliche, quali il cerchio e il quadrato; sulla circonferenza è stata eretta la pianta dei piani superiori, innestati appunto sulla circonferenza che sta alla base della costruzione.  

https://fondoambiente.it/luoghi/piramide-di-pietra?ldc

Ferruccio Compagnucci: editing e comunicazioni

Nicola Pandolfi: approfondimenti storico archeologici

Stefano Grassi: riprese e indagini sul campo

Sabina Valenti: montaggio video

La redazione vuole dare un particolare e affettuoso ringraziamento per la preziosa collaborazione a:

Agata Cacciola, Giulia di Bella e Antonio Famà.

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