L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

Ma che senso ha la vita?

... tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati...
Magnanimo animale
non credo io già, ma stolto,
quel che nato a perir, nutrito in pene,
dice, a goder son fatto,
e di fetido orgoglio
empie le carte, eccelsi fati e nove 
felicità, quali il ciel tutto ignora,
non pur quest’orbe, promettendo in terra 
a popoli che un’onda
di mar commosso, un fiato
d’aura maligna, un sotterraneo crollo 
distrugge sì, che avanza
a gran pena di lor la rimembranza.

E’ una domanda legittima, ma soprattutto è una domanda la cui risposta ci permette di capire il grado di onestà intellettuale di chi risponde. C’è uno spettro di risposte che va dall’onesto al fanatico integralista. C’è una risposta giusta a questa domanda? Sì c’è. E il fatto interessante è che a questa risposta giusta può arrivare il sapiente, per vie a volte lunghe e tortuose, ma anche un saggio ignorante, per vie rapidissime. Leopardi ci risponde nella sua poesia “La ginestra”, il suo testamento è uno dei capolavori del pensiero umano. Montale ci ha dedicato diverse poesie in “Ossi di seppia”; ma una delle risposte che più mi è piaciuta, ultimamente, è quella data dal dott. Vonnegut, figlio del famoso scrittore, al padre: “Papà, siamo qui per darci una mano l’un l’altro ad affrontare questa cosa, qualunque senso abbia” (Kurt Vonnegut “Un uomo senza patria” Bompiani editore, Milano 2020). Ecco il problema difronte al quale cade ogni ipocrisia, ogni frenesia d’onnipotenza, ogni stupida menzogna. La vita umana non ha alcun senso. Siamo nient’altro che scimmie impaurite immerse in un non sense di percezioni confuse e vaneggiamenti ammantati di ragionevolezza. Diventiamo stupidi e ridicoli quando non vogliamo ammetterlo. Abbiamo paura di ammetterlo. Nasciamo per soffrire e poi morire. Nasciamo perché siamo soggetti alla legge di natura che spinge la nostra folle volontà di perpetuarci (Schopenhauer). Ma, nonostante in tanti siano arrivati a comprenderlo, la maggior parte degli esseri umani rimane immersa in una desolante cecità che ci rende tutti ancora più infelici e senza speranza. Forse i più pericolosi in questa “(La) cospirazione contro la razza umana” (Thomas Ligotti, edizioni Il Saggiatore, Milano 2016) sono quelli che stanno bene, o meglio, che pensano di star bene ed hanno possibilità e mezzi per ammorbare tutti gli altri. Poche cose son più insopportabili di ascoltare quelli che ci vogliono convincere che va tutto bene, che la vita vale la pena di essere vissuta, che la felicità è là, dietro l’angolo e ti sta aspettando. Le vittime preferite di questi invasati sono ovviamente i depressi, quelli che ne hanno avuta abbastanza, quelli che preferirebbero sprofondare in un buco, quelli che vorrebbero essere lasciati in pace, quelli, infine, che agognano la pace eterna. Queste persone sono disumane. La felicità è un’invenzione perniciosa che ha causato la sofferenza psicologica e la morte di milioni di esseri umani. E’ un’arma di distruzione di massa! Quei fanatici che la maneggiano non conoscono pietà, compassione o empatia. Per aiutare una persona depressa non serve a niente straparlare di felicità. Ad una persona depressa, forse, serve più un abbraccio fraterno. Ricordiamocelo! Non siamo altro che scimmiette impaurite! Abbracciarci, consolarci con carezze e baci, gustarci insieme, se possibile, un delizioso gelato. Come quelli di cui andava pazzo Leopardi a Napoli. Che ci sorride fraterno e ci accarezza ancora con i suoi versi.

Nicola Pandolfi

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