L'incanto dell'ombra

Se la vita non è sogno allora nulla ha senso

Crespi d’Adda: la città di Dio

Cristoforo Benigno Crespi compra 85 ettari di terreno in un luogo chiuso da confini naturali: il fiume Adda, il Brembo e il Fosso Bergamasco. Lì vicino scorre anche il naviglio Martesana. Siamo nel 1876 e lui vuole costruire un opificio, una fabbrica tessile sul modello delle fabbriche britanniche e ha bisogno di energia: di una centrale idroelettrica. Ma il suo sogno è più grande: non vuole costruire solo la fabbrica, ma anche le case degli operai. Affida i lavori all’architetto Ernesto Pirovano e all’ingegnere Pietro Brunati e la fondazione avviene nel 1877: sarà uno dei primi paesi illuminati dalla luce elettrica.

Benigno Crespi, novello signore rinascimentale – si fa costruire una svettante villa a forma di castello visconteo – progetta di plasmare la natura e gli uomini secondo un grande ideale: lui vuole che i suoi operai, contadini scappati dalle misere condizioni di vita delle campagne, abbiano scuola, chiesa, ospedale, perché la sua ambizione è costruire anche la loro cittadinanza: vuole edificare, oltre ai muri, anche le anime dei suoi operai, dei suoi impiegati, delle mogli e dei figli. Vuole dare loro un nuovo destino (ecco il perché della citazione agostiniana nel titolo). Il figlio Silvio completerà l’opera che nel 1920 raggiunge il suo massimo splendore; oltre alle casette delle famiglie operaie (complete di giardino e orto) e alle ville per i dirigenti, il villaggio viene dotato anche di un campo sportivo, di un teatro, di una stazione dei pompieri e di un cimitero. Il cittadino di Crespi d’Adda aveva così il suo destino di redenzione segnato, dalla culla alla tomba: una piccola lapide all’ombra dell’imponente mausoleo della famiglia Crespi. Camminare per le strade di questa minuscola città ideale fra le rovine della fabbrica e le casette ben tenute è come fare un viaggio in una dimensione altra: spazio e tempo cambiano una volta entrati nel villaggio che è rimasto miracolosamente isolato e salvo dalle voraci zone industriali lombarde che incombono tutte intorno, ma che fortunatamente non si vedono. Ti sembra di camminare nel corpo e nella mente di Cristoforo Benigno Crespi, fra le anime dei suoi operai, le loro speranze e le loro tribolazioni. Mentre percorri il simbolico percorso dalla fabbrica, attraverso le abitazioni e gli edifici pubblici, sai che in fondo a quel dritto viale alberato c’è il cimitero. Il ciclo della vita è completo.

È una splendida giornata,

la luce arriva,

le ombre incombono nette

sembrano pronte a

ingoiarti.

Foto di Stefano Grassi, montaggio video di Ferruccio Compagnucci, testo Sabina Valenti (Marzo 2025)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *